Donna: l’ideale di bellezza nel tempo

Gli archetipi di bellezza che hanno caratterizzato molte epoche storiche e soprattutto preistoriche, sono in netta antitesi con i canoni estetici  che imperano ai nostri giorni.

Nel Paleolitico la Donna, “ Grande Madre “e “Grande Dea” ha il potere divino di generare e questo potere è associato alle sue rotondità, c’è l’idea delle forme abbondanti e generose come” fonte” di vita. Ne è esempio la raffigurazione dell’antichissima Venere di Willendorf di 25000 anni fa emblema della fertilità .

Con il passaggio al Neolitico la donna ” inizia a incarnare l’erotismo e la sensualità della “venere profana”. Questo è il tempo in cui si restringono le forme ed assumono contorni più aggraziati e meno espansi. Il ruolo sociale della donna lentamente diminuisce, al matriarcato subentra il patriarcato!

Questa fase di cambiamento è espressa magistralmente nell’Antico Egitto: accanto al Faraone divinizzato e riconosciuto come autorità indiscussa, la donna manifesta appieno la sua femminilità e il suo potere. Esse vengono rappresentate con corpi minuti curati con cosmetici e profumi, arricchiti con gioielli preziosi;  ma sono anche colte e hanno potere come la famosa regina Cleopatra, simbolo eterno ed universale di fascino .

Esaminando il rapporto fra donna e bellezza nella civiltà Greco-Romana, emerge dai versi dei poeti lirici e dalle statue degli scultori ellenici, essenzialmente una figura femminile accogliente con curve morbide, esaltata da abiti dai quali traspaiono fianchi rotondi e seni abbondanti. I canoni dell’estetica Ellenica conquistarono Roma, come vediamo nelle innumerevoli raffigurazioni sparse nel mondo, di belle matrone romane e di floride “messaline”con curve sinuose.

Nel Medioevo, epoca buia e di miseria, la donna è esile, pallida, malinconica; la femminilità viene celata e colpevolizzata, fino ad arrivare ai digiuni ascetici e  alle sante anoressiche….

Nel Rinascimento, periodo di profondo rinnovamento culturale di fioritura artistica, la donna riappare florida e rotonda;  è una di  icona di grazia, perfezione ed armonia come nella celebri Opere del Botticelli e ha forme morbide e voluttuose nei dipinti di Tiziano, del Tintoretto e del Giorgione.

Nel periodo Barocco e già con il pittore Fiammingo Rubens che di questo periodo è precursore, i corpi delle donne sono rappresentati con forme abbondanti e prosperose spesso esageratamente floridi; hanno perso la grazia e l’armonia del Rinascimento. In contrapposizione,  è questa l’epoca in cui appare il bustino nel guardaroba femminile,  perché la moda esige che il grasso venga nascosto in modo adeguato. Questo capo comprime le curve del corpo, modellando il celebre “vitino di vespa”anche quando la realtà è tutt’altro!

Il periodo Neoclassico è caratterizzato dall’equilibrio e dall’ispirazione all’epoca classica Greca e Romana: il corpo della donna è armonioso, elegante, le gambe lunghe, le spalle affusolate…

Tuttavia gli eccessi del Barocco non tramontano definitivamente e percorreranno, seppure in forme diverse tutto l’800 e il 900, fino ad essere presenti anche in artisti contemporanei come Fernando Botero.

Nel XX secolo con le maggiorate del secondo dopoguerra si afferma una donna che esibisce orgogliosa le sue curve, i suoi fianchi rotondi e i seni abbondanti ma questo mito della rotondità-formosità=bellezza, sarà travolto e rimpiazzato già negli ultimi decenni del Novecento, con un altro binomio quello di “magrezza-bellezza” inseguito ed ambito da una moltitudine di uomini e donne del Terzo Millennio.

Dott.ssa  Paola Baggiani medico nutrizionista e dietologo

www.baggianinutrizione.it

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