“La Pala dell’Assunta di San Gimignano e gli anni senesi”

La cosa che colpisce emozionando lo spettatore, è l’estrema rigorosità e ‘pulizia’ che il pittore umbro Bernardino di Betto detto il Pintoricchio, metteva nelle sue tavole. “La Pala dell’Assunta di San Gimignano e gli anni senesi” visitabile sino al 6 gennaio 2015 in Piazza Duomo al n. 2, fu dipinta tra l’ottobre del 1510 – all’apice della sua carriera – e febbraio 1512 per il Monastero Olivetano di Santa Maria Assunta a Barbiano.
L’artista nato a Perugia, per lungo tempo soggiornò a Roma per lavorare poi a Siena e nel contado senese dove ne conquistò ampiamente il mercato. E proprio nella città capitolina mentre Raffaello svolgeva anch’egli i suoi lavori, Pintoricchio si impegnò alacramente a servizio di maestranze quali cardinali, papi, notevoli ordini religiosi e ricchi signori.
Quando ricevette l’incarico per la ‘Pala’, egli aveva già affinato notevolmente le sue opere, ‘costruendo’ una sorta di grande romanzo pittorico fatto di lavori preparatori con cartoni, affreschi, ed altro ancora. Nell’opera sapientemente restaurata, si intravede l’alta specializzazione ch’egli possedeva per le opere di devozione: lavorò molto anche per privati, ed è pregevole menzionare il suo grande amore per i dettagli naturalistici e per i vestiti dai sontuosi broccati, curati in maniera maniacale. Non è un caso che gli elementi iconografici appaiono sempre molto significativi. Ricevuto il pregevole incarico con compenso di 50 fiorini, fu poi reputato uomo di grande considerazione e, grazie alle numerose committenze avute, si impegnò non poco per la Pinacoteca di Napoli.
Il Monastero Olivetano menzionato poc’anzi, dista pochi chilometri da San Gimignano. Il dipinto è l’ultimo lavoro di Bernardino di Betto. Morirà nel 1513 a Siena con sepoltura nella chiesa di San Vincenzo in Camollia. Notevole fu la sua grande capacità comunicativa, come del resto si evince dagli anni senesi.
I percorsi espositivi al Museo Civico sangimignanese, permettono di valorizzare il patrimonio culturale di San Gimignano, già iscritta al Patrimonio Unesco, ribadendo anche l’importanza delle chiese ospitate nel territorio.
Il comitato scientifico che ha curato tale esposizione è costituito da Cristina Acidini qual Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Antropologico e per il polo Museale della città di Firenze, Mario Scalini, Soprintendente per i Beni Storici, artistici ed Etnoantropologici per le province di Siena e Grosseto e Claudia La Malfa, docente dell’Università telematica internazionale ‘Uninettuno’. La mostra è organizzata da ‘Opera’, società del gruppo Civita: dal primo gennaio di quest’anno gestisce l’Amministrazione Comunale e i servizi di accoglienza e valorizzazione dei Musei civici di San Gimignano.
Attualmente è in preparazione per il 2015, un lavoro importante su Filippino Lippi ed i suoi meraviglio ‘tondi’. Si parla di prestiti eccellenti capaci di raccontare una vicenda artistica quale testimonianza di notevole spessore nel patrimonio artistico di San Gimignano; questo anche in vista della candidatura di Siena a Capitale Europea della Cultura 2019.

di Carla Cavicchini

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