La Porziuncola: il cuore…di San Francesco d’Assisi

Viaggiare è bello, si sa! Per tutti quelli che amano i viaggi, è così.

Si parte in gruppo, con le solite direttive e aspettative: vedere il meglio e il più possibile, senza fermarsi un attimo per respirare. Un viaggio che si rispetti deve essere un concentrato di posti da vedere, da scartare velocemente e senza possibilità di sosta altrimenti non varrebbe la pena partire. Il riposo è tabù: bisogna visitare il più possibile, ingurgitando qualcosa a pranzo, velocemente, e sostando accasciati tra un museo da girare, una chiesa o un monumento da esplorare o guardare.

Eppure, non tutto e non sempre, riesce come ci si aspetta! Fra sguardi beati col naso all’insù nel godere alla vista di posti inusitati e inaspettati, diversi per storia e tradizioni, qualche volta capita qualcosa che stacca gli sguardi e li fa curvare fin dentro l’anima a scrutare una realtà nuova e improvvisa, che non ci si aspetta. Succede quando si entra incautamente nei luoghi che normalmente si visitano per l’importante rilevanza religiosa che hanno, sapendo che saranno ricchi di arte, di storia e di storie, più o meno fantastiche, intorno ai Santi che li hanno resi luoghi speciali. Incauto è colui che vi entra certo di visitare un luogo singolare come tutti i posti d’arte, benché d’arte religiosa, così come visiterebbe un museo, diverso e uguale a tanti altri.

Quando si arriva ad Assisi, tutto questo rientra nella normalità: occorre visitare la città medievale, la Chiesa di Santa Chiara, la Basilica Superiore, la Basilica Inferiore e la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, almeno in un tour ristretto e abbastanza concentrato, come si deve.

Quello che non ci si aspetta è, entrati in Santa Maria degli Angeli, di essere, all’inizio normalmente colpiti dall’imponenza architettonica della chiesa, dalle sue candide mura, dai suoi affreschi giganteschi, come in tutte le chiese, dalle sue statue di santi e dalle sue reliquie, ossequiate da file ordinate di credenti o curiosi e poi, improvvisamente, al suo centro, come posata a riposare, di vedere quella piccola capanna di mattoni,  aperta sul davanti, dove tutti stanno in doveroso silenzio. È la Porziuncola di San Francesco, che distrae lo sguardo dal resto, e costringe a girarle intorno per capire cos’è, a chiedersi perché tutti sono così silenziosi al suo interno e cosa c’entra con la morigerata opulenza della chiesa che la ospita e la conserva. Non si fa in tempo a darsi delle risposte che già ti spinge al suo interno, a sentire la forza spirituale che sprigiona, come se la pace fosse materia dei suoi mattoni e della sua aura.

E il pensiero va subito a San Francesco, a lui che pregava inginocchiato lì dove ora c’è un piccolo altare e il Crocefisso, e un senso di piccolezza e di grandezza pervade la mente e le membra. Da un lato, si percepisce come l’immensità dell’universo che fa sentire piccoli e, dall’altro, grandi perché parti di un mistero che rievoca dal passato. La Porziuncola è come una parte viva del mondo vissuto di San Francesco che proietta all’indietro di secoli nel tempo in una natura, fra quelle mura, diversa da quella di oggi; in una spiritualità immacolata, acerba come la terra grezza con cui è eretta.

E San Francesco, il santo di cui si è sentito parlare a scuola, fra i banchi delle elementari, del lupo e delle tortore, lontano nei secoli, di fatto un santo da santino, da riproduzione, riafferma il suo stato di eccezionale santità. Non è più un’immagine sul santino ma è … San Francesco, colui che si spogliò di tutto per donarsi a Dio e la sua speciale spiritualità, la sua eccezionalità di santo vibra attraverso i secoli come un fulmine attraverso un temporale e indulge a vivere nella pace, nel bene e nella pienezza dello spirito. La sua potente figura di Santo riecheggia attraverso i secoli come un’eco clamorosa che, quietamente, scuote le coscienze e vivifica i veri valori della vita, semplici e possenti: l’amore per la natura e le sue creature, tutte.

Un semplice viaggio di piacere e d’arte si è trasformato in una catarsi dell’anima, inaspettatamente detersa dal passaggio in un luogo che, ancora oggi, è intriso dell’aura di San Francesco, come se il vento che volteggiava intorno alla sua persona inginocchiata a pregare, ancora oggi spiri fra i curiosi che si avvicinano incauti alla sua casa e gli apre il cuore.

di I. Cammalleri

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