La donna ai tempi dell’homo sapiens

In questo giorno particolare, l’8 Marzo, in cui in tutto il mondo si ricorda la donna, nella giornata a lei dedicata per l’evento infausto dell’incendio in una fabbrica di New York verificatosi nel marzo del 1911 dove morirono 126 persone, per la maggior parte donne, mi viene spontaneo fare alcune considerazioni sull’aspetto dell’emancipazione femminile ai nostri tempi.

La nostra condizione è certamente evoluta ma il problema annoso dell’evidente sudditanza della donna all’uomo appare talvolta in maniera drammatica quando si parla di cronaca nera: ogni giorno è un bollettino di guerra sulle donne maltrattate, percosse, scomparse, senza un apparente motivo, o uccise. Non basta aver fatto passi da gigante nella conoscenza e nell’avanguardia tecnologica per definire la società evoluta, perché il vero e concreto avanzamento ci sarà quando la donna non sarà mai più considerata una costola dell’uomo.

In tal senso, ogni società di oggi, con il crescendo di fatti di cronaca drammatici che tempestano la quotidianità della donna ponendola ancora in una posizione di debolezza e fragilità, si può dire assimilabile ad una società tribale in cui il predominio del forte incombe su tutti i suoi componenti deboli, in particolare di genere femminile. Dove l’incapacità di ragionare soccombe di fronte all’istinto, la bestialità prevale facendosi forte di fronte alla delicatezza della donna e alle sue paure. L’uomo che la dovrebbe proteggere, diventa aguzzino, nutrito nella certezza culturale di potersi arrogare il diritto di possedere la donna e perciò, quando non è più contento o soddisfatto di lei, o peggio, quando si sente tradito o rifiutato, di farne quello che vuole, persino di ucciderla.

Fino a quando sarà  predominante la cultura dell’uomo padrone, la donna non sarà che un oggetto in balia al suo potere e  la convinzione che questo sia un suo  diritto “naturale” senza il dubbio che questa predominanza sia in realtà un istinto tipico delle bestie, dove il maschio si contende la femmina con gli altri maschi del branco, dimostra come  l’uomo è rimasto legato ad un retaggio atavico di appartenenza ad una cultura tribale. L’intelligenza dell’uomo dovrebbe avere il privilegio di dominare il suo istinto e se la donna è stata in grado di farlo, consentitemi di dirlo, ad evolversi è stata solo lei da sempre statisticamente prevalente nella sua capacità di dominare l’istinto e adattarsi alle circostanze o ambiente ma, costretta, dalla forza bruta del suo compagno a soccombere, nonostante tutto.

La mia provocazione è questa: quando gli uomini raggiungeranno le donne, l’evoluzione, letteralmente intesa come voleva Darwin, sarà al suo apice e l’uomo sarà riuscito ad evolversi davvero.

di Isabella Cammalleri

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