Stupore Caravaggesco a Siena

 Una piccola e curata esposizione dal valore stratosferico: non a caso l’autore è Caravaggio.  L’opera prestata dalla pinacoteca ‘Capitolina’ di Roma  e giunta a Siena, nella splendida e suggestiva cripta proprio sotto il duomo della cittadina del Palio, è  ilSan Giovanni Battista”, tela che rimane impressa grazie alla maestria di quel Michelangelo Merisi da Caravaggio che, abile come nessuno e così innovativo nel catturare la luce, e i soggetti, ci offre stavolta una figura di gran suggestione.

Suggestione che pone meditazioni sul naturalismo pittorico e sul sentimento religioso di profondo significato cristologico, in quanto il  soggetto è la Redenzione dell’Umanità attraverso la Passione di Cristo.

Levità ma anche compostezza. Un connubio che si fonde verso quel giovinetto brioso, felice, dallo sguardo enigmatico – la mente può andare anche alla Gioconda – dov’egli,  senza abiti , abbraccia l’ariete e ci guarda, ipnotizzandoci. La presenza  dell’ariete, animale sacrificale per eccellenza al posto dell’agnello – simbolo del Battista -,  ci racconta del “Sacrificio di Cristo”, profetizzato da San Giovanni Battista. Lo slancio del fanciullo è notevole mentre, semi sdraiato su una pelle d’animale a sua volta posata su un drappo rosso e presso un panno bianco, fa da corollario a quell’esuberante tasso barbasso, con sopra una pianta di vite. Caravaggio, artista folle e tormentato, metteva grande impegno nelle sue opere; è uomo che studia,  non disdegna la fatica, conosce la scultura e Michelangelo e si entusiasta di fronte alla Cappella Sistina, opera più eclatante e complessa del Rinascimento Italiano. La sua maestria lo porta a lavorare solamente per committenti altolocati e non certo bohemien tanto che si espone sulla scena italiana, ricevendo stima ed attenzione da  esperti del settore.

Il quadro in questione, d’epoca seicentesca,  fu dipinto per Ciriaco Mattei, persona molto in vista nella società romana dell’epoca, il cui figlio aveva proprio il nome di Giovanni Battista. Per tal collezionista,  qual filone unico  di tale triade – La Passione  e quindi culto privato -,  Caravaggio realizzò anche “Cena in Emmaus” e la “Cattura di Cristo”,  presenti oggi a Londra e Dublino.  Varie documentazioni hanno portato alla luce il profondo legame tra la figura caravaggesca e la città di Siena. Giulio Mancini,  senese archiatra pontificio, buon mercante ed intenditore d’arte, abitante a Roma,  adorava i capolavori del Merisi, tanto da farne nutrita collezione da mostrare poi ai pittori locali senesi, magnificamente suggestionati dal grande pittore. E non dimentichiamoci il legame tra Siena-Roma decantato dal Petrarca sul mito della ‘Lupa’ e  dei colli Albani.

La mostra si terrà sino al 18 agosto 2013. Info. 0577- 28.63.00

Promossa da “Siena – opera della Metropolitana – Roma Capitale – Opera Civita Group

di Carla Cavicchini

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