Moneta Clothing incontra il tessuto casentino

Al Pitti Uomo 95 debutta Moneta Clothing, giovane brand made in Italy che lancia la ua collezione interamente realizzata in lana casentino. Peacoat by Moneta Clothing è una collezione di giacconi uomo e donna, proposti in 9 affascinanti colori, dal taglio moderno e dai colori contemporanei, pensati e prodotti però con un tessuto antico. Il punto di partenza del progetto è il desiderio di Antonio Moneta di reinterpretare il capo peacoat con materiali di pregio (lana casentino del lanificio di Stia), un design contemporaneo e un uso spregiudicato del colore e del contrasto di colori.


Un viaggio in moto in una Toscana che mixa miti antichi e paesaggio gentile conquista Antonio Moneta. Una Toscana dove colline, boschi e vigneti regalano nuance di colori che cambiano, secondo le stagioni, creando armonia e contrasti inaspettati, ma mai violenti, e sono fonti di ispirazione per il quotidiano: nero, blu polvere, blu royal, verde bandiera (solo uomo) pervinca, rosa (solo donna) rosso ciliegia, corallo, giallo ocra, bianco lana. Con l’uso colto della lana Casentino, resa morbida da sapienti lavorazioni, nasce oggi un capo d’abbigliamento urban chic che dalla campagna conquista le città metropolitane attente alle mode e alle tradizioni del “saper fare”.


Moneta Clothing vuole reinterpretare i capi con la sua precisa impronta:
• Attualizzare le linee e il design del classico
• Giocare con il colore e i contrasti
• Garantire una filiera 100% made in Italy
• Adottare solo materiali con una storia e una qualità certificata
• Centrare l’attenzione sui dettagli per comunicare un modo di vivere e vedere il mondo
La cura del dettaglio e la tradizione artigianale italiana per una produzione 100% made in Italy: dal tessuto ai bottoni, dalla fodera alla confezione
www.monetaclothing.com

Storia del panno Casentino
Il panno casentino è un tradizionale tessuto di lana tipico del Casentino (Ar), un tessuto che antiche lavorazioni rendono impermeabile, termico, traspirante e morbido al tatto.
Il “panno grosso”, ricavato dalla tosatura delle pecore della valle, era apprezzato per l’alta resistenza all’usura e alle intemperie ed era adatto alle necessità di chi doveva vivere in viaggio o trascorrere fuori, all’aperto, buona parte della giornata.
Nella seconda metà dell’Ottocento il lanificio di Stia, sfruttando la proverbiale resistenza all’usura del panno casentino, produsse e commercializzò a Firenze, a partire dal 1890, delle “mantelline per cavalcature”, destinate alla copertura degli animali da traino. L’allume di Rocca usato come mordenzante unito, per inesperienza, a dei coloranti chimici non proprio azzeccati, dette luogo ad un panno resistentissimo dal colore singolare rosso aranciato. Di lì a poco i barrocciai si cucirono i propri abiti, riciclando le mantelline dei loro animali.
Il caratteristico colore piacque molto alle signore di Firenze tanto che il lanificio di Stia, per soddisfare le nuove esigenze di mercato, affiancò il nuovo colore rosso aranciato al verde tradizionale. Apprezzato da personaggi illustri come il barone Bettino Ricasoli, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini, l’indumento in panno casentino a doppio petto, con martingala e collo di volpe, fu simbolo di eleganza e raffinatezza, perfetto per andare a caccia o montare a cavallo.

 di G. Pileggi

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