“La Bella Italia” mostra a Palazzo Pitti

E come non può essere bella la nostra Italia? A tal proposito la città dantesca ha omaggiato il nostro ‘Stivale’ con la mostra “La Bella Italia – arte e identità delle città capitali”, in quel di Palazzo Pitti sino al 12 febbraio 2012. “Come avete modo d’osservare – spiega la soprintendente Cristina Acidini – l’intero Palazzo (Pitti) è stato occupato, ed è una grande emozione visitar stanza per stanza in piena epoca barocca oppure neo-classica: una sorta di sfida ‘opera per opera ritessendo’ in cui s’affacciano i Lorena, i Medici, con buona sapienza tecnica dove tante e diverse civiltà – si badi bene, sono esposte la bellezza di 300 opere – hanno fatto l’Italia.”

In effetti la superficie è enorme, circa 2000 metri quadrati, in cui è piacevole ammirare tanta magnificenza tra il Museo degli Argenti, la Galleria Palatina, quella d’Arte Moderna e la Galleria del Costume. Una partenza in grande stile ha segnato tal evento, pervenutoci dalla Reggia di Venaria Reale a Torino, che ci racconta la vera arte e identità delle nostre città-capitali.

Prosegue il buon ‘ parterre’ di relatori: “una mostra corale che avvince. Pensiamo alla nostra Firenze quando fu capitale d’Italia e a quello che fece: alla nascita della nostra lingua, a Giotto…eppoi Dante, Petrarca, Boccaccio e la nobile famiglia Medicea; si, Firenze ha saputo ben coltivare anche la presenza delle belle statue che fanno da corollario all’intera città.”

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Giusta l’osservazione che se Venaria era scenografica, qui l’aria è più minimalistica, giocando più che altro sul colore e sugli effetti cromatici. L’invito a Pitti è stato esteso ad ogni regione d’Italia e quindi ogni sindaco, assessore o rappresentante del Comune presenta la ‘sua’ città….”Signorie, già, a Genova ci sono le Repubbliche, si vede una ‘Zena’ ricca, bella di palazzi del ‘600- 800’e quindi splendida.” E’ la volta di Palermo, quella della spedizione dei ‘1000, mentre Acidini osserva come si arriva all’Unità del 1861, che diventa spartiacque. E’ quindi la volta di Ferrara, di quel piccolo ducato modenese (prima dell’Unità) portato poi a livelli più ampi. Non manca la citazione su quel Camillo Benso di Cavour che suggerì proprio l’unione d’ogni Stato.

Roma. Roma e la Porta Pia e quel bel Leone Rinascimentale. Roma ripresa da Rubens coi “Gemelli mentre vengono allattati”, sino alla Roma Imperiale. Eppoi Venezia, ostregheta, capace d’arrivar all’Unità d’Italia nel 1866: è la città dell’acqua, con le fortune e i suoi ‘specchi’: un immaginario collettivo i cui tutti si rispecchiano decretandola punto culturale importante per tutta la civiltà d’occidente, sino al pensiero estetico del Canova. Napoli è invece la città del sole, delle mille contraddizioni, vedi “L’elemosina di Luca Giordano”, ma anche unica e vera corte del Medio Evo. Tanti i ‘passaggi’ napoletani che comprendono il ‘200, eppoi sino al ‘700, sino alla Napoli Borbonica quella che si affaccia verso grandi spazi geografici. D’obbligo osservare i “Campi Flegrei, Paestum ed altra ‘napoletanità’. Della città del ‘gianduiotto’…”c’è una bella ricerca storica, si va da Torino a Firenze, da Firenze a Roma. I Savoia decisero d’andare a Torino qual scommessa per dimostrare la valenza artistica in Italia e in Europa. Testimonianza ne sono i palazzi, il bel collezionismo; la corte che da Ducato si fa Regno, con a seguire una buona conoscenza idraulica, del gas. Si parla d’un periodo fecondo, quello del ‘700 – ‘800, verso la via scientifica. Il Piemonte è ed era paesaggio alpino fino al primo Parlamento italiano del 1861, che portò all’Unità.”

Ecco poi Palermo, quella dei “Vespri siciliani”, mentre Bologna si distingue per il ‘classicismo’. Se dici Parma vedi subito quel gran maestro chiamato ‘Parmigianino’, mentre Milan, così meneghina, si ammira per l’Illuminismo, l’altezzosa Accademia e tant’altro.

Insomma, non manca e non è certamente mancata l’immensa eredità culturale, artistica e letteraria di ogni angolo italiano. Tale antologia di capolavori, dai mosaici bizantini alle vedute ottocentesche, fa resuscitare l’ orgoglio e l’amor proprio di noi italiani. E quindi “ Evviva la bellezza della storia!”

La mostra è curata da Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, e da Cristina Acidini sovrintendente al Polo Museale Fiorentino con contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

Firenze, Carla Cavicchini

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