IL rito del Sangue di Nocera Terinese

Vogliamo raccontarvi di un rito pasquale che si svolge ogni anno in un paese della Calabria in provincia di Catanzaro: Nocera Terinese, ncastonato nella Valle del Fiume Savuto, con profonde radici nella Magna Grecia al punto da essere identificata con le colonie greche di Terina o Temesa.

E’ il rito dei Vattienti (flagellanti) che si svolge il Venerdì Santo e il sabato successivo durante la processione della Madonna Addolorata (antichissima statua lignea dal peso di 5 quintali) che si articola per le stradine ripide del paesino. Si battono per voto che si adempie per ottenere una grazia o perché l’hanno già ottenuta.

Non vogliamo ne dare un giudizio su questo rito, su cui si è critto davvero tanto, ma solo documentare, attraverso le nostre immagini, questa storia dove la fede e la tradizione si mescolano dando luogo ad immagini “forti” (consigliamo la visione ad un pubblico consapevole).

La prima impressione è quella di un forte e acre odore di vino misto a sangue. E’ il sangue dei Vattienti, lo trovi ovunque, che si battono con un pezzo di sughero che prende il nome di “cardo”, nel quale sono collocati,  13 pezzettini di vetro (Gesù e gli Apostoli)

I Vattienti hanno la testa avvolta da un panno nero (chiamato mannile) ed una corona, indossano un paio di pantaloncini neri (segno di lutto), corti per lasciare scoperte le cosce. Ognuno di loro ha allaccaitao alla vita una cordicella (simboleggia la  “Continutà”) ad un giovane dal torso nudo “l’Ecce-Homo” che è vestito di un semplice panno rosso, corona in testa, e porta, poggiata sulla spalla, una croce di canna o stecche di legno, interamente rivestita con strisce di panno rosso (Sangue Sgorgnate). Il Vattiente rappresenta Gesù flagellato alla Colonna, mentre l’Ecce Homo è Gesù presentato al popolo da Pilato.

Il flagellante ha al suo seguito un amico che porta una tanica di vino rosso (l’aceto dato a gesù con la spugna) che versare sulle parti insanguinate sia come disinfettante, sia come lavaggio antiraggrumazione. Terminato il lungo giro penitenziale  il Vattiente rientra nel luogo di partenza per lavarsi con un infuso di rosmarino, che ha potere cicatrizzante.

I Vattienti si percuotono con il cardo le cosce e i polpacci e poi passano la “rosa” (un disco di sughero ben levigato e di facile presa), bagnata del loro sangue sul petto dell’Ecce-Homo e sugli stipiti dei portoni.

Girano per le strade insieme alla processione, camminano a passo spedito, anzi corrono freneticamente per il paese, e quando sono vicini alla statua della Madonna, fanno il segno della croce, si percuotono e versano il loro sangue ai piedi della Vergine.

La Statua, intorno alle 18,  raggiunge la Chiesa Madre di San Giovanni Battista per la predica dei Sermoni.

C’è chi vede in questo rito radici pagane addirittura riconducibili al culto di Adone. Riportiamo un breve passo tratto dal libro “Oje è vennere Santu…” a cura di Antonio & Giovanni Mendicino: “I vattienti ritengono la flagellazione come un identificarsi con Cristo Salvatore e vogliono da un lato salvarsi con l’effusione del loro sangue e dall’altro soddisfare il voto.

Cristo ha salvato l’umanità con il suo sangue divino: il vattiente, invece, è creatura umana, imperfetta, peccatrice, e volendo salvare se stesso e gli altri cui è unito da vincoli di affetto e sapendo che il suo sangue non può avere tale potenza salvatrice, rinnova quasi il battesimo, questa volta però di sangue, ed effonde il suo sangue mescolandolo con quello di Cristo. Si identifica così col Salvatore e dà al suo sangue la potenza dell’amore e della vita.

Questo è il vero motivo del rito dei vattienti di Nocera Terinese: attribuirgli un carattere di esclusivo esibizionismo o di un vanitoso fanatismo di alcuni giovani sprovveduti, significa relegarlo ai margini di un semplice fenomeno spettacolare, ottimo solo per attirare le folle dei curiosi o di qualche allegro cineasta.”

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